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Giorno della memoria
27 gennaio 2007

Da Primo Levi, Se questo è un uomo, pagina 79

“Questa è la vita ambigua del lager. In questo modo duro, premuti sul fondo hanno vissuto molti uomini dei nostri giorni , ma ciascuno per un tempo relativamente breve; per cui ci si potrà forse domandare se proprio metta conto, e se sia bene, che di questa eccezionale condizione umana rimanga una qualche memoria . A questa domanda ci sentiamo di rispondere affermativamente. Noi siamo infatti persuasi che nessuna umana esperienza sia vuota di senso e indegna di analisi, e che anzi valori fondamentali anche se non sempre positivi, si possono trarre da questo particolare mondo che noi narriamo….”


Scrive A.Margolit (docente di Filosofia morale presso l’Università di Gerusalemme ), in Etica della memoria, pagina 69

“che cosa dovrebbe ricordare l’umanità? La risposta breve è: esempi notevoli di male radicale e di crimini contro l’umanità come lo schiavismo, le deportazioni della popolazione civile e gli stermini di massa”

Dunque dobbiamo ricordare ma non perpetuare l’odio, piuttosto per eliminarlo alle sue radici: Ciò che è stato deve esserci presente sempre come un’esperienza di dolore che richiede un impegno forte da parte di tutti e di ciascuno per costruire una civiltà basata sul dialogo, sul rispetto dell’altro, sulla valorizzazione anche del più piccolo frammento di bene che ogni uomo porta con sé. Così come la memoria di tutti coloro che hanno sofferto deve alimentare in noi pensieri di pace e volontà ben determinata di attenzionea tutto quello che può aiutare a costruire relazioni positive e amichevoli tra i singoli e tra i popoli. Se gli uomini conservano memoria del passato e riflettono ragionevolmente su quanto è accaduto in questo passato possono evitare gli errori non ripeterli più, percorrere strade diverse e , poiché sanno dove possono condurre quelle di ieri oggi e domani si impegneranno a cercarne altri e eliminare dalla loro mente e dal loro cuore idee di superiorità di razza, di volontà di dominio, di strumentalizzazione dell’altro ai propri interessi personali. La memoria si alimenta alla conoscenza il più obiettiva possibile di ciò che è stato. E senza questa conoscenza, senza uno sforzo continuo e rigoroso di ricostruzione dei fatti non si potrà neppure costruire un confronto aperto e leale che consenta di eliminare le cause dell’odio della violenza di tutti gli orrori che sono la loro prima e immediata conseguenza. La tradizione è appunto consegnare, trasmettere (dal latino tradere) ciò che del passato deve rimanere alle nuove generazioniper avviarle ad un futuro migliore. Come un albero non può vivere e crescere se le sue radici non affondano in profondità in un terreno ben fecondato, così un popolo non può crescere e migliorare la sua qualità di vita se non ha consapevolezza delle sue radici e se non sa valutare il suo passato obiettivamente . La scuola deve essere uno strumento efficace in questa direzione promuovendo col ricordo la ricostruzione e la documentazione del passato, la sua analisi, la sua valutazione. Ai giovani il compito certo difficile ma anche molto affascinante di vivere questa avventura della ricerca , comprendendo come attraverso la conoscenza e la scienza si possono costruire la giustizia e la pace.

IL DIRIGENTE SCOLASTICO
PROF. PATRIZIA PELLACANI









 

 

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