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VIAGGIO
DELLA MEMORIA 2015
Gli studenti di 4D
e 4F hanno partecipato da domenica 22 a sabato
28 febbraio 2015 al Viaggio
della Memoria, organizzato da Istoreco,
destinazione Auschwitz. I nostri studenti
sono stati accompagnati in questa importante esperienza dai Proff.
Franceso Scarpino, Cristina La Ginestra, Rossana Gregorio e Rossella Manetti.
Auschwitz è uno dei luoghi più importanti della storia del
Novecento e della Seconda Guerra Mondiale: luogo di sterminio, di prigionia
e di sfruttamento di milioni di persone.
DI RITORNO DAL VIAGGIO DELLA MEMORIA
Si
torna silenziosi da questo viaggio, colmi di pensieri e di riflessioni,
desiderosi di comprendere ….. si prova, nel proprio intimo, a tracciare
una sintesi o un ragionamento che ci porti a concludere: OGGI
MAI PIU’!!! Eppure non consola pronunciare queste tre parole,
non basta, c’è qualcosa che ci spinge ad interrogarci continuamente
sul mistero dell’uomo; l’uomo di ieri e l’uomo di oggi.
L’uomo che è banale nella sua malvagità, l’uomo
deturpato, disumanizzato e l’uomo che sceglie il bene, il bello,
il giusto nell’ambito della animalesca lotta per la sopravvivenza.
Noi dove siamo oggi? Riusciamo nelle nostre piccole quotidianità,
di fronte ai grandi problemi e contraddizioni attuali a scegliere di non
voltarci dall’altra parte ??!!
Il viaggio della memoria è un’esperienza importante per i
nostri ragazzi, Un percorso fondamentale per comprendere la nostra storia.
Istoreco li prepara in modo completo, Le nostre guide e il nostro accompagnatore
sono stati estremamente professionali e pieni di umanità. Per una
più completa documentazione http://www.ilfuturononsicancella.it/
Ringrazio i ragazzi della 4D e della 4F che hanno partecipato
al viaggio in modo encomiabile e soprattutto hanno riscaldato i nostri
cuori con le loro riflessioni. Qui di seguito i loro contributi
Prof.ssa Cristina La Ginestra
I TESTI DELLE RAGAZZE E DEI RAGAZZI
DELLO ZANELLI - BUS n.9
UNO SCHIAFFO
La visita al campo di sterminio di Auschwitz Birkenau
è stata, sotto certi aspetti, una sorpresa, per me. Gli incontri
che hanno preceduto il viaggio, i racconti di chi aveva già visitato
il campo e le conoscenze storiche che avevo dell'accaduto avevano fatto
sì che, nella mia mente, si andasse a generare una chiara idea
di come sarebbe stato il tutto. Mi
ero preparata agli stabili angusti e tetri, ai racconti agghiaccianti,
alle immagini crude, avevo messo in conto la tristezza, l'angoscia, perfino
la nausea, ma non mi ero preparata all'orrore. Ripensando alla visita
non ho dubbi sul fatto che sia stata proprio questa l'emozione prima tra
tutte.
Auschwitz non è reale... ma lì, dentro al campo di concentramento,
l'evidenza non si può negare, il passato non si può insabbiare
e non ci si può “girare dall'altra parte”, perché
l'orrore si estende per chilometri: la meticolosa progettazione dello
sterminio di milioni di persone ti circonda. Mentre osservi ti ritrovi
con un unico pensiero: com'è possibile che una mente umana abbia,
anche solo, potuto immaginare a un qualcosa di simile? I deportati di
Auschwitz non sono solo stati uccisi, sono stati torturati, privati della
libertà e della dignità, ciò è a mio parere
molto peggio della morte stessa.
Auschwitz Birkenau ci “schiaffeggia” con immagini e racconti
crudi che rimangono indelebili nelle nostre memorie, smuovono le nostre
coscienze e ci lasciano la consapevolezza che l'uomo può rivelarsi
peggiore dei mostri ed è nostro dovere non dimenticare per impedire
che in futuro possa riaccadere.
Enola Franceschi 4D
SIAMO DIVERSI?
Crediamo di essere diversi dalle persone vissute 70
anni fa. La società si è trasformata, è vero, ma
vedo ancora molta ipocrisia, che nei momenti di difficoltà è
pronta a trasformarsi in odio. Persone contro le quali sacrifichiamo la
frustrazione e le colpe della nostra passività sociale, perché
è più facile far pagare agli altri il prezzo dei nostri
errori e chiudere gli occhi.
Ilaria Motta 4F
ERANO UOMINI
Il genere umano è capace di grandi atrocità
penso che sia stato dimostrato numerose volte nel corso della storia.
Per questo la mattina della visita pensavo che niente mi avrebbe stupito,
in fondo avevo già sentito molti racconti, visto molte foto, ma
nulla di tutto questo sarebbe mai stato in grado di prepararmi a ciò
che ho visto in quelle stanze. Capelli, vestiti, scarpe, oggetti per noi
oggi dati per scontati, come pettini, spazzole, occhiali. Vedere dal vivo
tutto questo, per la prima volta mi ha fatto rendere conto, di ciò
che
è veramente successo in quel luogo. Ora ho varcato anche io quei
cancelli, gli stessi cancelli che più di 70 anni fa almeno 1 milione
di persone ha varcato per l'ultima volta. Un piede oltre quei cancelli
e ho capito che tutte quelle persone erano ancora lì, intrappolati
per sempre in quell'inferno travestito da paradiso. Ho sentito la loro
presenza, ma non come qualcosa di soprannaturale, io ho sentito il peso
della loro memoria conservata intatta. Memoria che grazie a tutti noi
durerà per sempre, rimanendo come monito per l'eternità.
Quelle stanze erano impregnate di emozioni e sentimenti. Girando per quelle
stanze,dentro di me c'erano un miscuglio di emozioni, la più forte
non è stata la pena o la tristezza, ma la vergogna. La consapevolezza
che a fare tutto questo, a privare della vita, ma soprattutto cancellare
la dignità di milioni di persone, esattamente identiche a me o
a chiunque di noi, siamo stati proprio noi. Penso sia indispensabile ricordare
che i nazisti non erano alieni, ma uomini, uomini proprio come ognuno
di noi. Uomini che hanno fatto vergognare i loro simili, con le loro mostruose
azioni, ebbene sì, io provo un'immensa vergogna. Nonostante quello
che ho visto non riesco ancora a capacitarmi di ciò che è
capace di fare l'uomo, di cos'erano capaci di fare i nazisti. Penso che
tutti noi che siamo qui e che stiamo partecipando a questo viaggio della
memoria, abbiamo il dovere, ma soprattutto il diritto di ricordare questi
orribili fatti, non solo per noi, ma anche per coloro che verranno dopo.
Rachel Bertani 4D
IL RUOLO DEL PASSATO
Ho visitato il campo di Auschwitz – Birkenau
e Auschwitz 1, posso affermare che solo osservando, toccando o annusando
non si può percepire granché. Ho calpestato quei suoli con
degli scarponi, non ho neanche la minima idea che suono facciano i piedi
nudi contro la terra, oppure come sia il sapore del sangue, l'odore della
polvere da sparo. Non ho nemmeno bisogno di statistiche, perché
un numero così vasto di persone non posso figurarmelo. Posso solamente
ripercorrere il cammino da loro svolto, far scorrere le dita sul legno
dei loro letti, o porte di prigionia. E so che la mia immaginazione non
rende giustizia alle loro grida, disperazione, sudore e sangue.
Concludo il mio viaggio con la mente piena di memorie, perché più
persone vengono sensibilizzate, più la storia tende a non ripetersi.
È proprio questo il ruolo del passato: evitare gli errori, perciò
sensibilizzatevi tutti, evitate di lamentarvi e ignorare l'accaduto, tanto
meno non dare il giusti peso ad esso.
Valeria Iacomini 4F
39 PUNTI
Dopo la visita ad Auschwitz ho sentito il bisogno
di non perdere niente di questa esperienza così ho iniziato a scrivere
tutte le cose che avevo visto e che mi avevano colpita per poterle imprimere
indelebilmente nella mia memoria.
- Prima delle camere a gas venivano invitati
a lasciare le proprie cose in ordine per trovarle più facilmente.
- L'80% dei deportati che arrivano al campo venivano
condotti subito alle camere a gas, gli altri erano considerati abili
al lavoro e andavano nei campi.
- Solo tra Auschwitz 1 e 2 c'erano 5 camere a
gas
- Il campo è immenso
- il tatuaggio veniva fatto solo nel campo di
Auschwitz
- venivano fatti degli esperimenti su bambini,
soprattutto sui gemelli, da un “medico” tedesco
- un altro presunto “medico” faceva
degli esperimenti sulle donne per trovare un efficace metodo di sterilizzazione
di massa
- ai prigionieri era consentito di recarsi ai
servizi igienici solo solo 2 volte al giorno
- chi sopravviveva alla prima selezione veniva
rasato, spogliato, lavato e rivestito con il “pigiama a righe”
venendo deriso e maltrattato
- erano spesso gli stessi prigionieri ad essere
obbligati a torturare i propri compagni
- dormivano anche 10 o più per branda
- una stanza piena di capelli rasati ai deportati
con cui venivano fatti i tessuti
- vetrina con i vestiti di bambini
- due stanze immense piene di scarpe ed erano
solo una piccola parte
- le ceneri gettate nelle pozze d'acqua
- graffi sui muri della camera a gas
- celle 90x90 con una presa d'aria 5x5 dove venivano
chiuse 4/5 persone per volta
- una montagna di occhiali
- impiccagione del capo del campo nel suo stesso
campo
- il capo del campo aveva 5 figli, viveva di
fianco al campo
- lista numerica dei morti
- lista delle donne morte
- il terreno era argilloso e capitava che delle
donne morissero di soffocare nelle pozze di fango perché inciampavano
e non avevano le forse di rialzarsi
- i “medici” dopo i loro esperimenti
facevano uccedere l'”oggetto” dei loro studi per poter
effettuare delle biopsie
- i tedeschi si arricchivano con le ricchezze
degli ebrei
- ......era uno spietato assassino tedesco preso
dai carceri capace di fracassare la testa a un uomo perché
aveva un dente d'oro
- ci furono rivolte anche fatte dalle donne e
coloro che venivano identificati come i deboli, per questo non volevano
si sapesse cosa facevano al campo
- una madre si trovava costretta a scegliere
tra la propria via e i loro figli
- i neonati portati nel campo venivano immediatamente
uccisi o gettati con le feci mentre le madri continuavano a lavorare
- si sopravviveva al massimo per 6 mesi nel campo
- venivano privati di ogni briciolo di dignità:
spogliati, portati ad odiarsi , c'erano impiccagioni di massa di fronte
a tutti
- i detenuti marciavano a ritmo di musica quando
si recavano e tornavano dal lavoro
- ogni cosa impedisse la loro possibilità
di lavorare era una condanna a morte
- c'erano episodi di cannibalismo da tanto che
erano affamati
- mangiavano la terra per riempirsi lo stomaco
- c'erano dei ragazzi incaricati di disfarsi
dei corpi dei loro compagni
- porta sigarette fatto di pelle umana
- libro con i nomi di parte dei morti
- il folle artefice era sostenuto da una folla
immensa di persone.
Irene Patria 4D
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TROPPI ZERI
Devo dire che prima di venire qui mi ero preparato
al peggio, per quanto sia possibile visto che al peggio pare non ci
sia mai fine.
Credevo di arrivare preparato alle emozioni che avrei potuto provare,
credevo di vedere la rotaia di Birkenau, di passare sotto la scritta
"ARBEIT MACHT FREI" Di Auschwitz e di vedere le camere a gas
non dico senza tristezza, ma neanche provando quel senso di vuoto allo
stomaco che da molti ho sentito dire... E ad esseri sinceri quel senso
di vuoto, tristezza e malinconia non l'ho provato, o meglio non l'ho
provato fino al momento in cui ho visto le due tonnellate di capelli
esposte nel museo di Auschwitz.
Lì ho davvero capito l'altrocitá di quel genocidio, questo
si che mi ha colpito, cosí tanti capelli... Cosí tante
vite... E ancora di piú colpisce il fatto che quelle due tonnellate
esposte altro non sono che una piccolissima frazione del totale.
Sei milioni di morti, un numero inimmaginabile, troppi zeri, troppo
difficile da quantificare per la mente umana, troppo difficile da comprendere.
Ma quei capelli, quei capelli rendono, in un modo differente rispetto
ai classici numeri in cifre, il concetto di una quantitá cosí
enorme.
Una quantitá su cui bisogna riflettere... C'é qualcuno
che puó annoverarsi il diritto di considerare gli altri inferiori?
C'é qualcuno che puó decidere se un popolo é degno
o meno di stare su questa terra?
So dell'esistenza su un muro di Auschwitz della frase "se dio esiste,
dovrá chiedermi perdono".
Personalmente ritengo che non siano i tedeschi, i nazisti o i fascisti
ma gli uomini tutti a dover chiedere scusa.
Una scusa che ha radici nel passato ma che é proiettata verso
il futuro, perché bisogna smettere di pensare che lo straniero
sia diverso.
Bisogna evadere dalla convinzione del diverso come sinonimo di pericoloso.
É una falsa analogia che si é involontariamente annidata
nelle nostre menti, dobbiamo ricordarci che il progresso passa sempre
attraverso l'integrazione.
La storia stessa insegna che i periodi piú bui sono quelli sono
quelli di maggior intolleranza.
Ma forse in questo caso, se proprio si deve parlare di razze ce n'è
una che é stata superiore ad un'altra, perché questi uomini
sporchi, magri da non sembrare umani, senza piú la forza di la
forza di parlare, senza piú pensieri negli occhi vuoti, rimanevano
comunque piú umani dei loro carnefici.
Ricorderó per sempre questa esperienza che tanto mi ha colpito,
mi ha fatto riflettere e mi ha fatto comprendere.
Ora capisco pienamente il significato di questo viaggio.
Capisco che é un'esperienza che tutti dovrebbero provare, una
storia che tutti dovrebbero conoscere affinché la tragedia non
si ripeta... Per non dimenticare.
Mattia Manzotti 4F
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Un
Garofano Bianco
Una poesia del
Prof. Francesco Scarpino
I video dei discorsi dei nostri
studenti al campo di sterminio
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