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L'I.I.S Zanelli
conserva e riproduce le antiche varietà di zucche e meloni reggiane,
e le distribuisce a famiglie disponibili a coltivarle nell'orto familiare,
conservandone i semi.
E' indispensabile che questi "orticoltori custodi" coltivino
una sola varietà per volta, così da evitare ibridazioni
e che poi diano parte
del seme ottenuto di nuovo all'Istituto Zanelli
L’I.I.S. “A. Zanelli”
è da diversi anni impegnato nella riscoperta e nella difesa delle
varietà agrarie di antica tradizione, che negli ultimi decenni
sono andate progressivamente scomparendo dal nostro territorio, per causa
di un’agricoltura intensiva e di un sistema di distribuzione spesso
poco lungimiranti
e soprattutto attente al profitto immediato. Nell’epoca della globalizzazione
il modello produttivo agricolo attuale sta mostrando tutti i suoi limiti
e il futuro dell’agricoltura italiana pare essere legato alle produzioni
tipiche ed alla riscoperta dell’immenso patrimonio di varietà
e razze agrarie di cui il nostro Paese era ricchissimo, che era caduto
nell’oblio e che in parte è stato perduto. Senza parlare
poi del problema della sostenibilità ecologica dell’agricoltura
e del rilancio di una microeconomia locale, che sono meglio garantite
da queste produzioni tradizionali a basso impatto ambientale.
Già negli anni ’90 presso il nostro Istituto nasceva l’esperienza
della riscoperta e della valorizzazione della vacca rossa reggiana, caso
ormai famoso ed esempio lampante di come difesa della biodiversità
ed economia locale possano andare a braccetto, producendo lavoro e reddito.
L’istinto di conservazione, tipico del mondo agricolo tradizionale,
aveva poi portato alle creazione, diversi anni or sono, di un campo catalogo
di vecchie varietà di fruttiferi e soprattutto di vite, con un
vigneto che ospita alcune cultivar di lambrusco che fino al secondo dopoguerra
erano diffuse nel reggiano e che sono ormai quasi scomparse. Alcuni anni
fa questo vigneto “biodiverso” ha prodotto un lambrusco, il
“Vigna Migliolungo”
(toponimo legato
al territorio su cui sorge la scuola), che ha riscosso un notevole successo
ed è uno dei simboli dell’azienda agraria dell’Istituto.
Ma la fame vien mangiando… e allora il nostro interesse si è
spostato su alcune specie di cucurbitacee, tradizionalmente importanti
nell’economia agricola reggiana, soprattutto nella bassa: stiamo
parlando di zucche e meloni.
Oggi le varietà di zucche e meloni che si trovano nei negozi, dalla
grande distribuzione ai fruttivendoli, appartengono a poche varietà,
quasi in nessun caso tradizionali e spesso ibride, cioè che gli
agricoltori non possono riprodurre in azienda conservando i semi, ma che
devono acquistare ogni volta dalle ditte cementiere. Queste varietà
moderne non sono necessariamente le più buone, ma sono quelle che
meglio si adattano all’attuale sistema di distribuzione, che necessita
di ortaggi e frutti che possano essere raccolti in anticipo sulla maturazione,
che abbiano una shelf-life (una vita di scaffale) sufficientemente prolungata,
che resistano bene al trasporti ed alla manipolazione. Ciò spesso
a discapito del gusto e degli aromi, spesso assenti nei frutti che acquistiamo.
Le varietà antiche certo sono poco adattabili a
questo tipo di mercato, ma in quanto a sapore…
Per pensare di rivederle vendute in città, dovrebbero acquistare
spazio i mercati contadini (o farmer’s market), dove i produttori
portano ortaggi e frutti appena colti.
La zucca cappello da prete, benché di grandi dimensioni
e un po’ più scomoda da pulire, non ha rivali come zucca
da gnocchi e tortelli: soda, per nulla fibrosa, dolce e saporita. Per
non parlare dei meloni tradizionali di Reggio e dintorni: come il ramparino,
che molti reggiani ricordano bene, negli anni ’70 ancora presente
dai fruttivendoli, con la sua polpa verde e profumatissima, oppure il
melone rospo, di aspetto simile ad una zucca bitorzoluta, con gusto sapido
e quasi piccante, oppure il melone banana coltivato nella bassa e conservato
fino al Natale; o varietà ancor più di nicchia, come uno
strano ma delizioso melone, chiamato impropriamente banana, che si coltivava
tra Lentigione di Brescello, Meletole e Sorbolo parmense, o per finire
il melone moscatello, conosciuto fimo a Parma e Cremona.
Per
tutte queste varietà di zucche e meloni l’I.I.S “A.
Zanelli” ha iniziato anni fa un lavoro di ricerca sul territorio,
presso agricoltori, appassionati o anche Istituti che li avevano conservati,
di selezione varietale e riproduzione del seme in purezza. Oggi possiamo
dire che queste cultivar sono state salvate. Dato che però sono
diventate tante e che vorremmo sempre più farle conoscere nel loro
territorio di origine, abbiamo pensato di chiedere aiuto: coinvolgendo
realtà interessate, come alcune aziende agricole che hanno messo
in coltivazione la zucca cappello da prete (ad es. la Collina), oppure
pensando di diffondere queste zucche e meloni negli orti familiari. Lo
scorso anno insieme a Slow Food Reggio Emilia abbiamo donato i semi di
queste varietà in diverse iniziative,
ma quest’anno l’abbiamo pensata più grossa: giovedì
prossimo, 30 aprile, alle ore 19.00, presso l’aula magna
dell’Istituto ci sarà un incontro con le famiglie
interessate a coltivarle nel proprio orto, che
sono sia le famiglie degli studenti, che quelle del gruppo di acquisto
di Mag 6. Verranno presentate le varietà e le
loro tecniche di coltivazione dai docenti dell’Istituto, quindi
verranno regalate le piantine. E vi garantiamo che il poter cogliere un
melone ramparino maturo nell’orto regalerà un emozione in
più alla loro estate, come altrettanto bello sarà assaggiare
un melone banana nell’autunno inoltrato o mangiare a Natale i tortelli
di zucca cappello da prete.
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Le schede delle
zucche e dei meloni
di cui verranno distribuite le piantine
Zucca
cappello
da prete
Melone
Ramparino
Melone
Rospo
Melone
Banana
Melone
Banana
di Lentigione
Coltivazione
delle zucche
e dei meloni
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