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Giorno
della memoria 2012
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Fare memoria della
Shoah vuol dire riproporre alla nostra riflessione “progetto di
male radicale“ che non ha precedenti nella storia.
Lo sterminio di un intero popolo, la negazione della dignità
di persona a milioni di uomini non è, purtroppo, il solo progetto
di male radicale.
La nostra epoca ne ha conosciuto e ne conosce altri.
E’ necessario, dunque, ricordare a noi (ma soprattutto ai giovani)
che il rispetto della propria dignità, la libertà, l’autonomia
di giudizio, la possibilità di esprimere quello che si pensa
e di professare la religione in cui si crede vanno conquistati e difesi
come il bene più prezioso.
La libertà non ci è data. E’ una conquista.
E tanto più si è impegnati a costruire una società
libera da pregiudizi , rispettosa del diritto , sempre protesa a ricercare
ciò che è vero e giusto tanto più cresce in noi
la consapevolezza del nostro valore di persona.
La nobiltà vera non è quella del sangue. Il valore dell’uomo
non si può misurare dal potere che esercita.
Chi ci fa nobili e chi ci dà il valore è il modo in cui
scegliamo di vivere , di esercitare la nostra professione , di assumerci
le nostre responsabilità.
Ognuno di noi è chiamato a dare il proprio contributo perché
la civiltà cresca in qualità e raggiunga come scriveva
Adorno “stadi più elevati anziché sprofondare in
nuove,spaventose barbarie”.
Dopo Auschwitz ci dobbiamo sentire tutti responsabili se non riusciamo
a difendere la libertà, ad operare perché ogni repressione
e ogni ingiustizia siano cancellate per sempre.
Non sarà certo la violenza che potremo realizzare questi obiettivi.
Sarà, al contrario, un lungo e paziente lavoro di educazione
delle coscienze, di rielaborazione di una visione della vita che coniughi
insieme responsabilità e solidarietà di costruzione di
una cultura e di una civiltà che abbiano come fondamento il diritto
e il rispetto della dignità di una persona .
La nostra costituzione ce lo ricorda e ce lo impone.
Come cittadini di un paese libero sentiamoci impegnati ad operare perché
mai più ci sia una tragedia come Auschwitz.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Prof. PATRIZIA PELLACANI
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